mercoledì 17 aprile 2024

"Qualcuno ti guarda", Rachel Abbott

 

Manchester, 6 novembre di un anno non precisato. E' quasi notte quando Liv Hunt, giovane neomamma, chiama la polizia per denunciare la scomparsa del suo compagno: Dan l'ha chiamata dicendole che stava tornando a casa, ma non é mai arrivato né mai arriverà.
Autunno di sette anni dopo. Liv non usa più il diminutivo del suo nome né il cognome da nubile ed è come Olivia Brookes che chiama la polizia per denunciare la scomparsa del marito e dei tre figli: Robert e i bambini sono andati a mangiare la pizza, ma è già passata mezzanotte e non sono ancora tornati. Arrivano il giorno dopo, con Robert stupefatto per la denuncia perché a suo dire Olivia sapeva che sarebbero stati via per il week-end.
Giugno di due anni dopo. Questa volta è Robert a chiamare la polizia per denunciare la scomparsa della moglie e dei tre figli. E' tornato da un viaggio di lavoro e non li ha trovati a casa. Eppure non manca nulla: la borsa di Olivia è al solito posto con dentro chiavi, documenti e cellulare, la sua macchina è nel garage, i vestiti ci sono tutti. L'unica cosa che manca sono le fotografie, sono sparite dai muri, dalle mensole, dai cellulari e dai computer.
Il caso viene affidato all'ispettore capo Tom Douglas, che aveva già risposto alla chiamata di nove anni prima e che ricorda benissimo la disperazione di quella ragazza per la sparizione del suo compagno. Scoprire che si era poi sposata con un altro dopo appena sei mesi é la prima cosa che non gli torna dell'intera faccenda.

Rachell Abbott, pseudonimo dell'inglese Sheila Rodgers (1952), ha scritto una quindicina di thriller di cui solo quattro sono stati tradotti in italiano. Questo (titolo originale "Sleep Tight") è il terzo che ha scritto e il primo a essere stato tradotto.

Gli altri li ho già comprati, per cui li leggerò, anche se questo ha non poche criticità. Si apre con un prologo inquietante a cui viene data una spiegazione non troppo rilevante nel corso della lettura, ma se il suo scopo era quello di coinvolgere fin dalla prima pagina lo centra in pieno.
Ma è tutta la prima metà del libro a essere davvero bella, per poi perdersi in qualche personaggio caricaturale, in troppe ripetizioni e in tutta una serie di forzature (una veramente eccessiva, mancava poco che spuntassero i vampiri!) indispensabili per far quadrare una storia che avrebbe funzionato lo stesso se fosse stata meno contorta.

Manchester è solo un nome, il libro potrebbe essere ambientato ovunque, ma nella narrazione vengono coinvolte anche delle isole britanniche davvero belle. 

L'isolotto gallese di South Stack, con il suo bellissimo faro:


E la piccola isola di Alderney, sulla Manica, con il suo mare caraibico:

Reading Challenge 2024, traccia di aprile: libri che nel titolo hanno almeno una parola in comune (guarda, in comune con "Quando nessuno guarda")


lunedì 15 aprile 2024

"Titanic, un viaggio che non dimenticherete", Massimo Polidoro

 

Oceano Atlantico, lunedì 15 aprile 1912. Sono le 2.20 del mattino quando l'inaffondabile Titanic cola a picco, due ore e quaranta minuti dopo essere entrato in collisione con un iceberg.

Anche oggi è lunedì 15 aprile: quest'anno i giorni della settimana coincidono con quelli di centododici anni fa, cosa che ha reso la mia lettura ancor più particolare.

Questo di Polidoro è uno dei tantissimi libri (grosso modo un migliaio) scritti sulla tragedia del Titanic e uno dei tanti scritti nel 2012 in occasione del centenario.
Per me si tratta del terzo che leggo dopo "Titanic, la vera storia" (di Walter Lord, letto nel 2018) e "Le luci del Titanic" (di Hugh Brewster, letto nel 2022), ed è il secondo di Polidoro dopo "Enigmi e misteri della storia" che mi aveva delusa perché trattava tanti argomenti senza approfondirne nessuno.
Ed è proprio lo stesso difetto di questo: non lo giudico deludente grazie all'interesse che ho per l'argomento ed è perfetto per chi cerca una lettura scorrevole capace di offrire un quadro generale, ma - per quello che riguarda la costruzione della nave, i giorni di navigazione che precedettero il disastro, l'affondamento e le indagini successive - non c'è paragone con il testo di Brewster.

Né lui né Lord, però, avevano ricordato William Thomas Stead, uno degli artefici del “giornalismo moderno” (cioè quello che ormai è in via di estinzione). Da giornalaia ho trovato interessante dare un nome a chi introdusse i titoli in grande e i sottotitoli, oltre a imporre che gli editoriali - fino a quel momento anonimi - venissero firmati, a lanciare l'uso di illustrazioni, caricature e cartine geografiche per alleggerire le pagine di solo testo, a dare spazio alla critica letteraria e teatrale e a lanciare le interviste. Praticamente è stato lui a creare i quotidiani per come li conosciamo.
Ma, soprattutto, fu autore di campagne di denuncia, ad esempio quella contro la prostituzione infantile che gli costò tre mesi di carcere, ma che portò alla creazione di una legge più severa contro gli abusi su donne e minori.
In un racconto pubblicato nel 1886 descrisse l'impatto fra una nave e un battello a vapore con un conseguente elevato numero di vittime. In calce Stead scrisse:
"Questo è esattamente quello che potrebbe succedere, e succederà, se i transatlantici verranno spediti in mare a corto di scialuppe."
Fu una delle 1.852 vittime del Titanic. Testimoni raccontarono che cedette il suo giubbotto di salvataggio a un altro passeggero. Finito in mare fu visto aggrapparsi a una zattera per poi sparire per sempre.

Quello che rispetto alle opere di Lord e di Brewster ha in più il libro di Polidoro (e per questo sono contenta di averlo letto) è il duplice approccio: ai fatti del 1912 affianca quelli riguardanti la ricerca del relitto, il suo ritrovamento e le successive missioni attorno a esso.

Come succede in tanti thriller, l'autore alterna i diversi piani temporali e la parte migliore è quella più recente, anche perché non sono ancora riuscita a mettere le mani su "Il ritrovamento del Titanic" dove Robert Ballard racconta l'individuazione del relitto e la successiva esplorazione. Libro fuori catalogo che spero sempre di scovare usato da qualche parte. Credo che invece Polidoro lo abbia letto e che si sia ispirato a ciò che descrive per trasmettere a sua volta l'esperienza vissuta dall'oceanografico.

"Gli era sempre parso incredibile che l’umanità sapesse così tanto sulla superficie della Luna o di Marte e quasi niente sugli abissi del mare. E dire che l’acqua che ricopre il globo terrestre rappresenta il 71 per cento di tutta la sua superficie: quindi dovrebbe essere logico impegnarsi a indagare questa enormità di spazio per lo più inesplorata e sconosciuta.
Invece la gente osannava gli astronauti che volavano sempre più lontano verso il cielo e ignorava gli oceanografi che preferivano rivolgere la loro attenzione a ciò che stava in basso. Gli venne anche il dubbio che fosse una questione di retaggi culturali: tendiamo forse ad andare verso l’alto perché i nostri antenati credevano che là fosse il Paradiso, mentre in basso c’era solo l’Inferno?"
E la parte più emozionante del libro di Polidoro è proprio quella in cui descrive lo stato d'animo di Ballard quando il relitto finalmente apparve sui monitor di ricerca.

"Era l’1.05 del mattino del 1 settembre 1985 e un mistero durato settantatré anni cominciava a svelare i suoi segreti: il Titanic non era più una nave dispersa."

Reading Challenge 2024, traccia stagionale crucipuzzle, primavera: buio nel testo

sabato 13 aprile 2024

"Se muoio prima di svegliarmi", Emily Koch

 

Bristol, sabato 8 settembre di un anno non precisato. Alex, ventisettenne cronista del Bristol Post, come tante altre volte dedica quel giorno libero alla sua grande passione: l'arrampicata. Non sa che sarà l'ultima. Un volo di diciotto metri e l'assenza del casco protettivo lo riducono a un vegetale. O almeno è quello che sostengono i medici perché i macchinari non rilevano alcuna attività cerebrale.
In realtà il cervello di Alex è perfettamente cosciente, ma è imprigionato in un corpo immobile. Per due anni ha ascoltato e capito tutto quello che è stato detto nella sua stanza, con muscoli, nervi e pelle sensibili. Soffre per i crampi e avverte il contatto quando viene toccato, ma per quanto si sforzi non riesce a muovere nulla per far capire di esserci ancora.
Una non vita da cui per molto tempo ha sperato di essere salvato morendo. Ma proprio quando la compagna, la sorella e il padre sembrano essersi convinti che lasciarlo andare sia un atto d'amore, la polizia riapre il caso perché pare che non si sia trattato di un incidente. Forse c'era qualcuno in cima alla parete, qualcuno che lo ha fatto precipitare nel vuoto.

Opera prima (scritto nel 2019) dell'inglese Emily Koch e al momento l'unico dei suoi libri ad essere stato tradotto in italiano. Su Amazon UK vedo altri due thriller e non mi dispiacerebbe leggerli, anche se questo non mi ha convinta del tutto.

Lo avevo comprato ad agosto dell'anno scorso al Libraccio di Savona, attratta dal font meraviglioso (un applauso a La nave di Teseo perché rispetta i suoi lettori orbi) e soprattutto dalla trama, ma la lettura non è stata coinvolgente come l'avevo immaginata, al punto che dal 26 marzo - giorno in cui l'ho iniziato - sono stati ben sette i giorni in cui non l'ho neppure preso in mano, cosa che non mi succede mai, pur leggendo due o tre libri contemporaneamente riesco sempre a dedicare a ciascuno di essi un po' del mio tempo ogni giorno.

Le primissime pagine catturano, ma ben presto il libro rivela una leggerezza che non mi aspettavo di trovare in un thriller, meno che mai in uno dove la voce narrante vive una situazione tragica e opprimente come quella di Alex.
Ma, nonostante il tono scanzonato che la Koch ha scelto di dare al suo protagonista, dopo l'avvio il romanzo diventa noioso perché ripetitivo. 
Con lentezza, attraverso i ricordi di Alex, viene ricostruito il suo passato e, con estrema lentezza, i fatti relativi alla sua caduta. Che chiaramente non è stata accidentale, altrimenti il libro non sarebbe un thriller.
Solo l'ultima parte si legge speditamente, non tanto per sapere chi ha ridotto Alex all'immobilità, ma per scoprire se morirà prima di svegliarsi.

Reading Challenge 2024, traccia di aprile: libri con un adesivo sulla copertina

giovedì 11 aprile 2024

"Il cartomante di via Venti", Maria Masella

 

Genova, inizio autunno 2023. Orlando Zagheri, romano, da tre anni residente a Genova, viene trovato morto nel suo appartamento con la gola malamente tagliata. L'uomo lavorava per un'emittente locale, CittàTV, dove vestendo i panni del Mago Zagor conduceva la sua rubrica fissa, "Il cartomante di via Venti", predicendo il futuro ai fessi telespettatori che chiamavano in trasmissione afflitti da pene d'amore o con problemi di salute o di denaro.
E' stata Valeria Signorelli - telefonista nella stessa televisione - a ritrovare il corpo dell'uomo con cui da circa un anno aveva una relazione saltuaria.
Dopo due giorni anche lei viene uccisa e dopo tre al commissario Mariani viene tolto il caso.
Indubbiamente non lo ha gestito con l'abituale professionalità, distratto dal nuovo tracollo del suo matrimonio con Francesca, ma per fortuna né la moglie né i suoi uomini più fidati credono alle voci che lo vedrebbero fra i sospettati. Inizia quindi un'investigazione privata finalizzata a trovare l'assassino, ma anche a capire chi nelle alte sfere vuole impedirgli di scoprire il colpevole.

Dopo aver finito "La segreta causa" mi sarebbe dispiaciuto separarmi dai personaggi della Masella, anche se Mariani non mi ispira particolari simpatie, meno che mai la moglie Francesca, che ormai finisce sempre per avere un (improbabile) ruolo attivo nelle indagini del marito. Ma questi gialli sono brevi e mi coinvolgono abbastanza da farmi pensare che non mi dispiacerebbe farli scorrere a mo' di maratona, cosa che di solito non amo fare neppure con le serie TV.

Sicuramente, come già detto, gioca un ruolo fondamentale l'ambientazione e la Masella mi fa sentire a casa, più di ogni altro autore genovese che leggo. Dai tanti riferimenti comincio a pensare che sia di Sampierdarena, come me. Questa volta c'è piazza Settembrini, tanto cara a mio nonno, con un piccolo cameo per i Fratelli Frilli (gli editori dell'autrice) che un tempo avevano una libreria in quella piazza, come ricorda Mariani.
E viene citata anche la scuola media in piazza del Monastero, cioè le Novaro, frequentata da me e da mia sorella (e da tre personaggi femminili del libro).

Curioso come sia in questo come nei libri precedenti diversi quotidiani, locali e nazionali, siano stati citati con l'inserimento di personaggi fra le loro fila, mentre CittàTV non esiste. Immagino che Telecittà, che si trova realmente all'indirizzo della fasulla CittàTV, non abbia dato il permesso alla citazione.

Per l'ormai abituale tuffo nel passato, qui abbiamo l'uso dell'elenco del telefono e un foulard sulla testa di una trentenne, obsoleto oggi come nel 2003.

Ma la cosa veramente assurda è la "lista di focaccia" comprata da Mariani! Se proprio non voleva usare il nostro slerfa (ma non vedo perché visto che nel libro trova spazio una gritta, nome genovese del granchio), avrebbe per lo meno potuto dire striscia!

Ci sono anche un paio di errori fastidiosi: Mariani che non ricorda se la figlia ha 6 o 7 anni, dice che deve sempre fare il conto (e già questo la Masella poteva evitarlo) e poi si convince che ne abbia 6, mentre ne "Il dubbio" (ambientato nel febbraio dello stesso anno) c'era scritto che ne aveva 7. E poi, in riferimento a "La segreta causa", scrive "Da luglio, da quel terribile caso di Lavagna" quando in realtà la storia iniziava e finiva ad agosto.

L'editing questa volta non è stato accurato (
"Ho tante strade aperte da percorrere, ma queste maledette ferie imposte mi impediscono di percorrerle. Riprendo l’auto posteggiata più di tre ore fa poco lontano dall’ufficio di Francesca e ripercorro la strada verso Levante.") e c'è una sfacciatissima (ed esagerata) pubblicità a Tonitto, ma la Masella si fa ampiamente perdonare con un pungente riferimento ai fatti del G8 ("A Genova, dal 2001, i giornalisti hanno un rapporto schizoide con la polizia: alternano periodi in cui siamo Barbablù, forse alcuni di noi lo sono, ad altri in cui siamo Biancaneve, nessuno di noi lo è.") e con un bellissimo "FORZA SAMP" che Mariani vede scritto su un muro di piazza Settembrini ♥

Reading Challenge 2024, traccia stagionale crucipuzzle, primavera: delitto nel testo

lunedì 8 aprile 2024

"La segreta causa", Maria Masella

 

Genova, agosto 2003. Mentre moglie e figlia sono in vacanza a Finale Ligure e la madre, come ogni anno, è ospite nella casa di Lavagna della sua amica Enrica, il commissario Mariani è bloccato a Genova dal lavoro. La situazione non del tutto risolta con Francesca lo porta ad andare più spesso a Levante che a Ponente e anche l'ultimo week-end lo ha trascorso con le due signore. E' martedì quando viene a sapere dalla madre che il cadavere di Luisa Lercari è stato ritrovato in un box nei pressi del porticciolo turistico di Lavagna: 45 anni, nata a Sampierdarena, ma residente a Nervi, la Lercari era un'insegnante, ma anche una prolifica scrittrice di gialli a diffusione locale. E il sabato precedente Mariani aveva accompagnato madre e amica proprio alla presentazione dell'ultimo libro dell'autrice, dormendo per quasi tutto il tempo.
Il caso viene seguito dal tenente dei carabinieri di Lavagna Alfonso Graglia che, una volta informato della presenza del "collega" alla presentazione, non esita a chiedere la sua collaborazione, dimostrandosi poi però inspiegabilmente reticente.
Del resto Mariani non mira a essere coinvolto nella vicenda, soprattutto quando, di lì a poco, si trova a dover investigare sull'omicidio di Luigi Maccari, il giornalista de "Il lavoro" (la sezione genovese de "La Repubblica") che proprio pochi giorni prima di essere ucciso aveva intervistato la madre del commissario e la sua amica per un articolo sulla Lercari.

E questa sembrerebbe una clamorosa coincidenza, cosa che invece non è perché si capisce presto che i due casi sono collegati fra loro.

Scritto nel 2005 e terzo capitolo della serie del commissario Antonio Mariani, al momento è il migliore dei quattro che ho letto (quattro perché oltre ai primi due ho già letto anche il prequel, uscito in seguito), un giallo in piena regola, ben costruito e incalzante.

Un po' datato nello stile e nel tratteggio dei personaggi, ma sono caratteristiche dell'autrice e non mi dispiacciono (e poi mi fa sempre il regalo di trovare citato il mio quartiere di nascita, Sampierdarena), senza contare la penalizzazione a cui sottopongo i suoi libri leggendoli con vent'anni di ritardo perché se adesso fa sorridere sentir parlare di palmare e di floppy disk, nel 2003 (anno di ambientazione) e nel 2005 (anno in cui è stato scritto) li usavamo tutti prima di sostituirli con cellulari e chiavette USB.

Reading Challenge 2024, traccia di aprile: libri di autori con nome e cognome che iniziano con la stessa lettera

venerdì 5 aprile 2024

"The Hole", Hye-Young Pyun

 

"Erano diventati l'uno per l'altra l'unica famiglia"
Seul (Corea del Sud), giorni nostri. L'uno é Oghi, 47 anni, docente universitario, che un giorno riapre gli occhi ritrovandosi in un letto di ospedale a causa di un terribile incidente automobilistico in cui la moglie ha perso la vita, mentre lui - sfigurato e paralizzato - è in grado di muovere soltanto gli occhi e le palpebre. L'altra è la suocera, vedova da tre anni e adesso privata anche dell'unica figlia. Una donna educata e dignitosa di origini giapponesi che nell'arco dei quindici anni di matrimonio Oghi aveva frequentato e conosciuto poco.
Otto mesi dopo l'incidente Oghi viene dimesso e, non avendo altri familiari, sarà la suocera ad assumere il ruolo di amministratrice di sostegno. Un nobile gesto, ma soltanto all'apparenza: inchiodato nel suo letto, senza poter né parlare né muoversi, Oghi si trova ad affrontare giornate interminabili, isolato dal resto del mondo da quella suocera che lo trascura e che sembra essere ossessionata dal giardino che la figlia aveva reso lussureggiante. Ma se la figlia seminava e piantava, adesso la madre estirpa e scava, con rabbia crescente.

Scritto nel 2016 e vincitore dello Shirley Jackson Award l'anno successivo, "The Hole" è arrivato da noi soltanto a settembre della scorso anno ed è finito subito nella mia wish list dopo aver letto che era stato selezionato da “Time” tra i migliori dieci thriller dell’anno.

"The Hole è un romanzo che appassiona e dà i brividi"

Posso dirmi d'accordo, anche se non ha soddisfatto pienamente le alte aspettative che avevo. E' una lettura che se da un lato invoglia a procedere per scoprire cosa succederà, dall'altro frena per la pesantezza del contesto. Mi ha trasmesso la stessa angoscia provata moltissimi anni fa con "Misery non deve morire", il romanzo di Stephen King che ho preferito fra i pochi suoi che ho letto. L'unica analogia è la reclusione forzata dentro a una stanza: è impossibile fare altri paragoni fra le storie che raccontano, fra i due protagonisti, fra le due carceriere o altro, ma il senso di oppressione che mi hanno fatto provare è lo stesso e se quello che succede a Paul Sheldon vince sul piano della paura, le vicende di Oghi sbaragliano in afflizione.

Sostantivo che mal si associa al genere thriller, ma qui c'è più psicologia che suspense, con un finale accattivante parzialmente rovinato dalle ultimissime considerazioni, troppo filosofeggianti per quello che piace a me, ma che non mi hanno tolto il desiderio di leggere altro della Pyun, se mai la tradurranno ancora.

Reading Challenge 2024, traccia vagabonda aprile: Corea del Sud

mercoledì 3 aprile 2024

"Omicidio a Mizumoto Park", Tetsuya Honda

 

Tokyo, martedì 12 agosto di un anno non precisato. Per Reiko Himekawa stanno per scoccare i 30 anni ed è ancora single: una situazione inconcepibile per la madre, la sorella e la zia, al punto che la madre stessa si prodiga per organizzarle uscite serali con aspiranti mariti, appuntamenti che Reiko manda all'aria o diserta direttamente.
Il lavoro le offre una valida scusante: da due anni è a capo di una squadra di quattro uomini in quanto ispettrice dell'Unità 10 della sezione Omicidi di Tokyo. Un record per una persona così giovane e, soprattutto, per una donna.
Quel martedì la telefonata in arrivo dalla centrale non interrompe una cena galante, bensì un pranzo con il patologo dell'Istituto di medicina legale, una piacevole abitudine mensile che i due sfruttano per chiacchierare del loro argomento preferito: le morti bizzarre.
E il cadavere che Reiko si trova davanti quando arriva a Mizumoto Park di sicuro non è ordinario: l'uomo ha la gola tagliata, il ventre squarciato e un'infinità (94) di altre ferite superficiali sul dorso. Inoltre lo hanno avvolto in sacco di plastica azzurro. Tanta premura per nasconderlo per poi abbandonarlo in riva al laghetto del parco in un punto visibile per chiunque: per Reiko tutto ciò non ha senso, ma presto - grazie a una delle sue incredibili intuizioni - diventerà chiaro che non si tratta di un caso isolato.

Sottotitolo "la prima indagine della detective Himekawa della polizia di Tokyo", "Omicidio a Mizumoto Park" è il primo di una serie di otto romanzi scritti fra il 2006 e il 2017 da Tetsuya Honda, autore giapponese mio coetaneo (1969), molto famoso in patria grazie a questa e ad altre serie.

Soltanto l'anno scorso hanno tradotto in italiano questo primo titolo e a febbraio il secondo della serie, e immagino che andranno avanti, probabilmente anch'io, per lo meno col secondo perché lo avevo già comprato prima di leggere questo, ma adesso che l'ho fatto mi chiedo: c'è davvero bisogno di tradurre in altre lingue storie così banali? Non sarebbe meglio se l'editoria si impegnasse a tradurre autori di livello, posto che ogni nazione sforna già di suo grandi quantità di letture commerciali?
Si potrebbe obiettare che nel mondo c'è spazio per tutto/i (cosa per altro non vera, siamo troppi), ma questo non vale certo per le librerie di casa.
Allora si potrebbe dire che basta scegliere quando si compra: e qui taccio perché potrei solo dare ragione a chi dovesse dirlo.

Quello di Honda è stilisticamente un librino da poco, fra "una ragazza criminalmente sexy" e un ispettore della Omicidi, quello dell'Unità 5, che ad ogni apparizione non manca di apostrofare una donna, spesso Reiko stessa, con tutta una serie di epiteti quali stupida (undici volte), imbecille (quattro), cretina (tre) e una volta scemetta (agli uomini riserva l'appellativo di idioti, quattro volte). L'autore mette in bocca a Katsumata anche un imbarazzante "Quasi mi scordavo, sei in arresto", ma l'uso di un italianissimo "Dio li fa..." mi porta a chiedermi quanta libertà si sia presa la traduttrice.

Peccato perché la storia gialla che il libro racconta non è neppure da buttare: chiaramente il primo non sarà l'unico cadavere di una vicenda che sviluppandosi riuscirà a essere contemporaneamente sia macabra che triste.
Un vero e proprio poliziesco che vede all'opera altre due Unità oltre a quella di Reiko (a cui ovviamente non manca un'esperienza tragica legata al suo passato, come succede a tante - troppe - protagoniste di serie gialle) e dove, più che mai, ho avuto problemi con la memorizzazione dei personaggi, che non sono pochi e che hanno tutti nomi talmente pieni di K, U e H da renderli troppo simili per i miei occhi italiani.

Ma la lettura è stata indubbiamente penalizzata dal confronto con i noir di Matsumoto: gli unici altri gialli giapponesi che ho letto sono i suoi e sono proprio due mondi opposti nella costruzione, nel ritmo, nello sviluppo. Nella serietà.
Perché - e qui arriva il secondo paragone - lo stile e la protagonista di Honda sono del tutto analoghi ai romanzetti di Alessia Gazzola: non potevamo farci bastare Alice Allevi e cercare di portare in Italia altri personaggi giapponesi del calibro di Torigai Jutaro?

Reading Challenge 2024, traccia vagabonda aprile: Giappone

lunedì 1 aprile 2024

Reading Challenge: le tracce di aprile

    


TRACCE MENSILI

Libere:
  • libri che nel titolo hanno almeno una parola in comune
    Qualcuno ti guarda, Rachel Abbott (3 punti)
  • libri di autori con nome e cognome che iniziano con la stessa lettera
    La segreta causa, Maria Masella (2 punti)
  • libri con un adesivo sulla copertina
    Se muoio prima di svegliarmi, Emily Koch (3 punti)

Traccia gioco di società: Uno, libri con la copertina rossa, gialla, verde o azzurra


Traccia vagabonda:
  • Giappone: Omicidio a Mizumoto Park, Tetsuya Honda (3 punti)
  • Corea del Sud: The Hole, Hye-Young Pyun (1  punto)


I miei punti di aprile: 12



sabato 30 marzo 2024

"Quando una donna diventa un lago", Marjorie Celona

 

Whale Bay (Stato di Washington), 1° gennaio 1986. E' dalla fine di novembre che il freddo non dà tregua. Secondo gli esperti non nevicava così tanto da più di ottant'anni. E nevica anche quel primo giorno dell'anno, ma questo non ha impedito a Leo Lucchi di portare i suoi due figli a Squire Point. Ha con sé il fucile ereditato dal padre e vuole insegnare ai bambini a sparare. Non sa mai cosa organizzare nell'unico giorno della settimana che può trascorrere con loro da quando lui ed Evelina si sono separati e quella gli è sembrata una buona idea.
Anche Vera Gusev ha raggiunto Squire Point per far correre Scout, il suo cane.
E' lei a chiamare la stazione di polizia per dire di aver trovato un bambino da solo nel bosco. Poi il centralinista sente un tonfo e un grido strozzato. Ma quando un'ora dopo arriva sul posto l'agente Lewis Côté non ci sono né la donna né il bambino: trova soltanto il cane vicino al lago ghiacciato.

Scritto nel 2020, "Quando una donna diventa un lago" (traduzione letterale del titolo originale) è il secondo romanzo della canadese Marjorie Celona, il primo ad essere stato tradotto in italiano. 

La struttura, pur non essendo una novità assoluta, è ugualmente molto originale. Il libro sembra un carciofo, dove ogni foglia è un capitolo. Ogni foglia (capitolo) si accavalla a quella sottostante. Staccandole (leggendoli) si arriva al cuore del carciofo, che è la soluzione del libro.

Ogni capitolo ha per soggetto uno dei sette personaggi e ognuno aggiunge un tassello, un dettaglio, una spiegazione, un pensiero o un'azione. Compresa Vera (e i suoi sono i capitoli di cui non avrei sentito la necessità).

Un gran bel thriller che solo nella parte centrale perde leggermente il ritmo (per poi riprendersi con gli interessi), ma che è qualcosa di più grazie alla grande introspezione di ciascun personaggio, 240 pagine di suspense, ma anche di drammi e disagi personali e familiari, di scelte, decisioni, reazioni, paure e speranze.

Non il solito thriller, può piacere anche ai non amanti del genere. Merita di essere letto.

Reading Challenge 2024, traccia di marzo: libri a sorte fra quelli che aspettano di essere letti

giovedì 28 marzo 2024

"Lady Chevy", John Woods

 

Barnesville (Ohio), 2015. Amy Wirkner ha 18 anni e pesa 120 chili. Lady Chevy è il soprannome che le hanno affibbiato per il suo culone obeso. Bullizzata fin dai tempi delle scuole elementari, non solo per il grasso, ma anche per la povertà della sua famiglia, Amy ha soltanto due amici, Sadie - che chiama sorella, ma che è l'opposto di lei - e Paul, di cui è segretamente innamorata. Amy ha anche un grande sogno: vincere una borsa di studio che le permetta di andarsene da quel posto per proseguire gli studi e diventare veterinaria.
Ma Paul, convincendola a fargli da autista e da palo, finirà col mettere a rischio quel futuro che è la sua sola ragione di vita, qualcosa che deve difendere. A tutti i costi.

Romanzi di esordio così belli e potenti sono una rarità ed è avvilente che questo non abbia beneficiato delle attenzioni che merita da parte di chi per mestiere o per passione dà consigli di lettura, diventando per noi italiani un libro di nicchia.
Soprattutto è un peccato che John Woods dopo questo, scritto nel 2020, non abbia ancora pubblicato altro.

Barnesville (chiamata "la Ville" dai suoi abitanti) è la sua città natale, un piccolo centro con meno di cinquemila abitanti della Ohio Valley, ai confini con la Virginia Occidentale, e - a giudicare da questo video scovato su YouTube - effettivamente non è un posto dove in molti sognerebbero di rimanere per tutta la vita.

Siamo sulle colline pedemontane degli Appalachi, ma questa volta dimentichiamoci dell'immersione nella natura fatta con Byll Bryson. Bisogna tornare sui monti di cui John Grisham e Joyce Carol Oates hanno già raccontato la devastazione operata dall'uomo.

I genitori di Amy hanno ceduto i diritti minerari della loro terra spinti dalle rassicurazioni e dal bisogno di soldi: ma 900$ al mese non potranno mai dare un senso alle deformità di Stonewall, il figlio minore.

"Sotto i nostri piedi la terra trema, iniezioni di fluido ad alta pressione, gemiti profondi nelle tenebre sotterranee. Le sostanze chimiche rompono le rocce scistose, filtrano nelle falde acquifere, contaminano il terreno ed estraggono i gas naturali che alimentano la nostra nazione. L’acqua è opaca, marrone, puzza di zolfo. A volte prende fuoco. A volte, quando facciamo la doccia, ci vengono degli sfoghi che restano sulla pelle per giorni. Abbiamo tutti la tosse, la gola irritata. Gli occhi che bruciano. Le emissioni di radon e metano velano di foschia le colline intorno alla città."

Ma il vero macro argomento del libro (che è ridicolo classificare nel genere giallo come hanno fatto: caso mai un noir, ma soprattutto un grande romanzo americano) sono il razzismo e la pretesa superiorità di certi bianchi. In questo caso bianchi americani, quel tipo di bifolchi che il 6 gennaio 2021 tutto il mondo ha visto assalire la Casa Bianca.

"Lo sai come siamo fatti qui. Tutti fucili e religione"

Americani per i quali farsi giustizia da soli è un dovere e un diritto perché "solo la violenza può salvarci, può salvare la razza bianca" e che considerano "il multiculturalismo il genocidio dei bianchi".

Il nonno materno di Amy era un Gran Dragone del Ku Klux Klan. La madre conserva con orgoglio la sua cintura di pelle nera con trentatré buchi, uno per ogni omicidio. Lo zio ha tatuato sul braccio il simbolo delle SS e una bandiera con la svastica in giardino.
E' lo stesso zio che le ha insegnato a sparare per uccidere e che le ha regalato un fucile.

E poi c'è l'agente di polizia Brett Hastings, una sorta di giustiziere della notte che considera le idee di uguaglianza, di bene e male delle idiozie.
Lui e Amy si alternano nei capitoli del libro: 24 (più epilogo) dove è lei la voce narrante, altrettanti (ma non numerati e intitolati con una semplice H) dove è lui il protagonista raccontato in terza persona.

Woods non ha risparmiato nessuna accusa a quell'America non patinata che ha ben poco da insegnare al resto del mondo: guerre, droga, reperibilità delle armi, stragi nelle scuole, mercificazione degli adolescenti, pedofilia, debito pubblico.
Situazioni magari appena accennate, ma presenti, dove c'è spazio anche per un'affermazione di peso in un'America rurale carnivora: "Le proteine vegetali sono fantastiche".

Reading Challenge 2024, traccia stagionale crucipuzzle, primavera: villaggio nel testo