venerdì 15 settembre 2017

"La verità sul caso Harry Quebert", Joel Dicker


Più invecchio e più i libri voluminosi mi fanno "paura" e c'è un motivo per questo: se inizio un libro, devo assolutamente finirlo, anche se non mi piace. E se non mi piace, mi ci areno per un lungo periodo facilmente proporzionale al numero delle pagine.

Ma dovrei proprio imparare ad abbandonare i libri che non mi piacciono, siano essi brevi o lunghi: sarebbe questa la cosa furba da fare (maledetto il carattere che ho), perchè se a piacerci è un libro voluminoso ne possiamo godere più a lungo, mentre io con i miei timori mi precludo tante belle letture.

E questo è decisamente... un bel libro che mi dispiace aver finito ;-)

La storia penso sia piuttosto nota perchè è un romanzo di cui si parla tanto.
Marcus, alla soglia dei 30 anni e con all'attivo un libro che ha avuto un buon successo, è in preda a un potente blocco dello scrittore, che cerca di superare con l'aiuto di Harry Quebert, scrittore 67enne di gran fama, nonchè ex professore universitario di Marcus. 
I due sono profondamente legati, tanto che quando Harry viene arrestato con l'accusa di aver ucciso 33 anni prima una ragazzina di 15 anni, Marcus torna ad Aurora - la cittadina del New Hampshire dove vive Harry e dove si sono svolti i fatti - per cercare di aiutarlo.
Un aiuto che presto si traduce nella stesura del suo secondo romanzo con relative indagini che puntano a dimostrare l'innocenza di Harry.
 
775 pagine di giallo, che si leggono facilmente e rapidamente: chi lo critica dice che avrebbe potuto essere ridotto di un terzo, se non addirittura della metà, senza perdere nulla, ma non sono assolutamente d'accordo. E' dettagliato, non prolisso, e là dove ci sono delle ripetizioni (anche parti "copincollate") queste sono molto utili al lettore. 

C'è anche chi sostiene che Dicker abbia "allungato il brodo", ma di nuovo non condivido perchè tutto serve, tutto ha un senso e alla fine tutti i fili vengono tirati facendo una quadra perfetta.

L'unica figura che avrei eliminato in toto è quella della madre del protagonista, che mi ha ricordato tantissimo quella di Bridget Jones! Fra lei e il figlio ci sono solo delle telefonate, di una stupidità imbarazzante e del tutto evitabili visto che Marcus è un uomo di 30 anni e sua madre non arricchisce in nessun modo la vicenda.  

Dicker è molto bravo a orchestrare i continui passaggi fra presente (2008) e passato (1975), più numerosi flashback inerenti al giallo, ma anche alle vite di Marcus e di Harry, come è bravo a descrivere i vari personaggi e i loro ruoli, facendo sorgere dubbi senza far capire, ma spiegando man mano tutto quanto, creando così la continua voglia di andare avanti per sapere come va a finire.

Un libro che stra-consiglio a chi ama il genere! E un grazie di cuore alla mia gemellina Lorena per il regalo che mi ha fatto!

Reading Challenge 2017: questo testo non risponde a nessun requisito.